Come sopra un tapis roulant. Luca si era subito accorto di muoversi velocemente senza dover mettere i piedi uno avanti all'altro. Adesso, dopo un po' che si spostava col suo angelo accanto, si accorse di stare su un viottolo illuminato che scorreva in avanti. A fianco del suo, sia a destra che a sinistra, altri viottoli luminosi come il suo andavano nella stessa direzione, sopra ognuno di essi un uomo o una donna affiancati da un angelo. Quello che vide lo incuriosì perché gli altri angeli accompagnatori avevano tutti le ali, solamente il suo ne era privo.
-Non sono balle che mi hanno raccontato da piccolo, gli disse Luca. Guardali i tuoi amici: hanno tutti le ali. Sei speciale tu?
Gli sembrò per un attimo che il suo angelo indugiasse per cercare una risposta, poi gli vide abbassare la testa.
-In un certo senso sono speciale. Sono forse l'unico ad essere stato punito per avere impedito al destino di compiere la sua opera. Ci ho rimesso le ali e buona parte della mia reputazione.
-Non vuoi raccontarmi come sia andata?
-È successo non tanto tempo fa, a Berlino durante l'ultima guerra. Io badavo ad un giovane musicista molto dotato. Mi ero innamorato della sua musica e volevo salvarlo da quel disastro. Una notte sentii che stavano arrivando bombardieri inglesi e mi misi all'erta. Percepii che una bomba stava arrivando proprio sopra la casa del mio custodito e che lo avrebbe ucciso, perché quello era il suo destino, che io conoscevo. Ma non potevo lasciarlo morire così, non volevo. Pertanto volai verso la bomba inglese, l'afferrai, mi ci misi a cavalcioni e ne deviai il percorso mandandola ad esplodere lontano dalla casa del mio protetto. Lui si salvò ma io fui immediatamente degradato ad angelo di seconda schiera e mi furono tolte le ali. Un paio di mesi dopo dovetti assistere senza poter fare nulla all'uccisione del mio musicista, perché la sua sorte si compisse. Gli sparò in fronte un russo di diciotto anni morto di paura.
-Non riavrai mai più indietro le tue ali?
-Non lo so. Forse. Ma dovrò assistere a tanti altri come te prima che questo avvenga e non dovrò mai fare errori, mai immischiarmi in cose più grandi di me.
Per un po' Luca rimase in silenzio, ma non troppo.
-Puoi dirmi come ti chiami?
-Miricriz.
-Era il mio destino farmi ammazzare a carnevale, Miricriz?
-Non so dirti. Qualcosa o qualcuno mi ha impedito di intervenire in tempo. Te l'ho detto che sono arrivato troppo tardi, ma certamente quello era il tuo destino. Qualcuno deve aver pensato che volessi ripetere l'impresa di Berlino e mi ha impedito di starti accanto.
Luca si era accorto che qualcosa stava cambiando: le corsie di quell'immensa autostrada erano ormai talmente vicine che praticamente si toccavano congiungedosi in un'unica enorme corsia, ma ognuno degli occupanti manteneva un suo percorso autonomo. Qualcosa però stava cambiando nell'atmosfera intorno a loro. La luce. La luce stava cambiando, non diminuiva di intensità ma cambiava di colore. Luca lo confrontò immediatamente volgendosi indietro a guardare la strada che avevano percorso: quella era intensamente illuminata di luce chiarissima, mentre davanti a sé vedeva una luce buia, una luce scura sul viola che scuriva man mano che si inoltravano dentro di essa.
-Non devi voltarti indietro, gli disse Miricriz, vedi farlo agli altri?
In effetti adesso che glielo aveva chiesto si accorgeva che tutti fissavano col volto teso verso l'alto un punto indeterminato davanti a loro. Ma lui non riusciva a starsene immobile col muso proteso in avanti. Era più forte di lui e continuamente si girava di qua, di là e soprattutto indietro ad osservare la strada percorsa, a guardare gli altri, insomma ad avere qualcosa da fare come se fosse l'unico cui importasse sapere mentre gli altri accettavano tutto.
Più tempo passava più il quadro complessivo cambiava. Non solamente la luce, che adesso virava su uno scuro marrone brillante, ma anche le genti che popolavano la scena. Mentre all'inizio vestivano ognuno i propri abiti, colorati e diversi, adesso Luca vide che tutti avevano indossato una specie di camicione che si infilava in basso in due capaci stivali. Tutto andava sul marrone brillante che si faceva sempre più scuro, sempre più uniforme. Non tutti però avevano vestito il camicione e indossato gli stivali. Luca si accorse con rabbia che lui era rimasto vestito come era quando gli avevano sparato, solo che la diagonale del sottotenente dei carabinieri era bianca e non nera e brillava nel suo chiarore, unica lì in mezzo. Perché solo io, pensò. Ma non chiese niente a Miricriz, che gli sembrava molto turbato.
E gli altri incamiciati e stivalati si erano messi a marciare, rigidi come soldati, uomini e donne, ragazzi e vecchi, tutti marciavano a petto in fuori con lunghi passi marziali. Solamente lui continuava a starsene fermo sul tapis roulant, che si muoveva al posto suo.
-Che cosa sta succedendo, Miricriz?
-Non lo so, ma ho un brutto presentimento. Voltati e dimmi cosa vedi dietro di te.
Adesso gli diceva di voltarsi, vallo a capire. Lo fece però immediatamente, anche perché era esattamente quello che desiderava fare.
-Vedo una cosa strana, Miricriz.
-Cosa?
-Soltanto la mia corsia è illuminata chiara come era all'inizio, le altre sono tutte scure davanti e dietro chi ci cammina dentro. Sai cosa significa?
-Non mi è mai successo prima d'ora ma comincio a capire.
-Dimmi cosa cominci a capire, Miricriz.
Ma il suo angelo gli afferrò un braccio e gli fece cenno di tacere. Anche questa era nuova.
Luca vide che qualcuno si stava avvicinando davanti a loro.
Un angelo enorme, a gambe divaricate sul percorso.
-Fermi, intimò.
Si fermarono e Luca vide che Miricriz si era inginocchiato immediatamente.
-Lui non è ancora pronto, disse il grande angelo. Riportalo indietro.
Nemmeno il tempo di fare una riflessione e già vide che il tapis roulant aveva cambiato direzione tornando a velocità vertiginosa sul percorso già effettuato. Di nuovo la luce chiara si impossessava del tutto, mentre erano spariti improvvisamente tutti gli altri compagni di viaggio.
-Stammi bene a sentire, gli disse Miricriz. Non ho molto tempo, per cui ascolta e non fare domande. Quando ti lascerò tu dimenticherai tutto quello che hai visto. Dimenticherai me, la strada fatta e tutto il resto. Un giorno ci rincontreremo, quando sarà compiuto il tuo destino.
Un lampo giallo, poi qualcosa di verde chiaro. Odori. Di qualche cosa che pungeva dentro le narici. Rumori. Attutiti, ma rumori di qualcosa che si spostava, oppure era qualcuno che camminava adagio. Di nuovo un lampo giallo. Poi il verdino, poi il quadrante di un orologio a muro. Il fastidio ad una gamba, il braccio faceva anche un po' male.
-Si è mosso.
Qualcuno aveva parlato. Qualcuno si avvicina. Il volto di una donna vestita di azzurro chiaro con una mascherina davanti, si vedono soltanto gli occhi. Qualcuna lo chiama.
-Luca...Luca...mi sente?
Forte e chiaro vorrebbe dire ma non gli esce dalla bocca che un fischietto.
-Non parli, è molto affaticato.
Gli prende una mano.
-Mi stringa la mano se mi sente.
Luca stringe la mano.
-Benissimo. Adesso chiamo il dottore.
Ah ecco dove stava. Se c'era un dottore quella era un'infermiera, anzi due, perché ce n'è un'altra, la vede oramai chiaramente. Sembra la sorella gemella della prima ma sono due diverse. Stringe di nuovo la mano della prima infermiera, quella che gli ha parlato.
-Le spiegherà tutto il medico. Lei è stato ferito gravemente, ma penso che ormai ce l'abbia fatta. Sono passati dodici giorni e mezzo e finalmente lei Luca è uscito dal coma.
Se ne è andata, anche l'altra. Adesso arriverà il medico.
Dodici giorni. Allora carnevale deve essere finito da un pezzo. Adesso ricorda qualcosa. Doveva prendere dei soldi contanti al Bancomat. Poi sono usciti i due pierrot.
Luca chiude di nuovo gli occhi, ma non vuole dormire. Aspetta che arrivi il medico.
* "Hin und zurück" significa avanti e indietro, oppure anche andata e ritorno.
-Non sono balle che mi hanno raccontato da piccolo, gli disse Luca. Guardali i tuoi amici: hanno tutti le ali. Sei speciale tu?
Gli sembrò per un attimo che il suo angelo indugiasse per cercare una risposta, poi gli vide abbassare la testa.
-In un certo senso sono speciale. Sono forse l'unico ad essere stato punito per avere impedito al destino di compiere la sua opera. Ci ho rimesso le ali e buona parte della mia reputazione.
-Non vuoi raccontarmi come sia andata?
-È successo non tanto tempo fa, a Berlino durante l'ultima guerra. Io badavo ad un giovane musicista molto dotato. Mi ero innamorato della sua musica e volevo salvarlo da quel disastro. Una notte sentii che stavano arrivando bombardieri inglesi e mi misi all'erta. Percepii che una bomba stava arrivando proprio sopra la casa del mio custodito e che lo avrebbe ucciso, perché quello era il suo destino, che io conoscevo. Ma non potevo lasciarlo morire così, non volevo. Pertanto volai verso la bomba inglese, l'afferrai, mi ci misi a cavalcioni e ne deviai il percorso mandandola ad esplodere lontano dalla casa del mio protetto. Lui si salvò ma io fui immediatamente degradato ad angelo di seconda schiera e mi furono tolte le ali. Un paio di mesi dopo dovetti assistere senza poter fare nulla all'uccisione del mio musicista, perché la sua sorte si compisse. Gli sparò in fronte un russo di diciotto anni morto di paura.
-Non riavrai mai più indietro le tue ali?
-Non lo so. Forse. Ma dovrò assistere a tanti altri come te prima che questo avvenga e non dovrò mai fare errori, mai immischiarmi in cose più grandi di me.
Per un po' Luca rimase in silenzio, ma non troppo.
-Puoi dirmi come ti chiami?
-Miricriz.
-Era il mio destino farmi ammazzare a carnevale, Miricriz?
-Non so dirti. Qualcosa o qualcuno mi ha impedito di intervenire in tempo. Te l'ho detto che sono arrivato troppo tardi, ma certamente quello era il tuo destino. Qualcuno deve aver pensato che volessi ripetere l'impresa di Berlino e mi ha impedito di starti accanto.
Luca si era accorto che qualcosa stava cambiando: le corsie di quell'immensa autostrada erano ormai talmente vicine che praticamente si toccavano congiungedosi in un'unica enorme corsia, ma ognuno degli occupanti manteneva un suo percorso autonomo. Qualcosa però stava cambiando nell'atmosfera intorno a loro. La luce. La luce stava cambiando, non diminuiva di intensità ma cambiava di colore. Luca lo confrontò immediatamente volgendosi indietro a guardare la strada che avevano percorso: quella era intensamente illuminata di luce chiarissima, mentre davanti a sé vedeva una luce buia, una luce scura sul viola che scuriva man mano che si inoltravano dentro di essa.
-Non devi voltarti indietro, gli disse Miricriz, vedi farlo agli altri?
In effetti adesso che glielo aveva chiesto si accorgeva che tutti fissavano col volto teso verso l'alto un punto indeterminato davanti a loro. Ma lui non riusciva a starsene immobile col muso proteso in avanti. Era più forte di lui e continuamente si girava di qua, di là e soprattutto indietro ad osservare la strada percorsa, a guardare gli altri, insomma ad avere qualcosa da fare come se fosse l'unico cui importasse sapere mentre gli altri accettavano tutto.
Più tempo passava più il quadro complessivo cambiava. Non solamente la luce, che adesso virava su uno scuro marrone brillante, ma anche le genti che popolavano la scena. Mentre all'inizio vestivano ognuno i propri abiti, colorati e diversi, adesso Luca vide che tutti avevano indossato una specie di camicione che si infilava in basso in due capaci stivali. Tutto andava sul marrone brillante che si faceva sempre più scuro, sempre più uniforme. Non tutti però avevano vestito il camicione e indossato gli stivali. Luca si accorse con rabbia che lui era rimasto vestito come era quando gli avevano sparato, solo che la diagonale del sottotenente dei carabinieri era bianca e non nera e brillava nel suo chiarore, unica lì in mezzo. Perché solo io, pensò. Ma non chiese niente a Miricriz, che gli sembrava molto turbato.
E gli altri incamiciati e stivalati si erano messi a marciare, rigidi come soldati, uomini e donne, ragazzi e vecchi, tutti marciavano a petto in fuori con lunghi passi marziali. Solamente lui continuava a starsene fermo sul tapis roulant, che si muoveva al posto suo.
-Che cosa sta succedendo, Miricriz?
-Non lo so, ma ho un brutto presentimento. Voltati e dimmi cosa vedi dietro di te.
Adesso gli diceva di voltarsi, vallo a capire. Lo fece però immediatamente, anche perché era esattamente quello che desiderava fare.
-Vedo una cosa strana, Miricriz.
-Cosa?
-Soltanto la mia corsia è illuminata chiara come era all'inizio, le altre sono tutte scure davanti e dietro chi ci cammina dentro. Sai cosa significa?
-Non mi è mai successo prima d'ora ma comincio a capire.
-Dimmi cosa cominci a capire, Miricriz.
Ma il suo angelo gli afferrò un braccio e gli fece cenno di tacere. Anche questa era nuova.
Luca vide che qualcuno si stava avvicinando davanti a loro.
Un angelo enorme, a gambe divaricate sul percorso.
-Fermi, intimò.
Si fermarono e Luca vide che Miricriz si era inginocchiato immediatamente.
-Lui non è ancora pronto, disse il grande angelo. Riportalo indietro.
Nemmeno il tempo di fare una riflessione e già vide che il tapis roulant aveva cambiato direzione tornando a velocità vertiginosa sul percorso già effettuato. Di nuovo la luce chiara si impossessava del tutto, mentre erano spariti improvvisamente tutti gli altri compagni di viaggio.
-Stammi bene a sentire, gli disse Miricriz. Non ho molto tempo, per cui ascolta e non fare domande. Quando ti lascerò tu dimenticherai tutto quello che hai visto. Dimenticherai me, la strada fatta e tutto il resto. Un giorno ci rincontreremo, quando sarà compiuto il tuo destino.
Un lampo giallo, poi qualcosa di verde chiaro. Odori. Di qualche cosa che pungeva dentro le narici. Rumori. Attutiti, ma rumori di qualcosa che si spostava, oppure era qualcuno che camminava adagio. Di nuovo un lampo giallo. Poi il verdino, poi il quadrante di un orologio a muro. Il fastidio ad una gamba, il braccio faceva anche un po' male.
-Si è mosso.
Qualcuno aveva parlato. Qualcuno si avvicina. Il volto di una donna vestita di azzurro chiaro con una mascherina davanti, si vedono soltanto gli occhi. Qualcuna lo chiama.
-Luca...Luca...mi sente?
Forte e chiaro vorrebbe dire ma non gli esce dalla bocca che un fischietto.
-Non parli, è molto affaticato.
Gli prende una mano.
-Mi stringa la mano se mi sente.
Luca stringe la mano.
-Benissimo. Adesso chiamo il dottore.
Ah ecco dove stava. Se c'era un dottore quella era un'infermiera, anzi due, perché ce n'è un'altra, la vede oramai chiaramente. Sembra la sorella gemella della prima ma sono due diverse. Stringe di nuovo la mano della prima infermiera, quella che gli ha parlato.
-Le spiegherà tutto il medico. Lei è stato ferito gravemente, ma penso che ormai ce l'abbia fatta. Sono passati dodici giorni e mezzo e finalmente lei Luca è uscito dal coma.
Se ne è andata, anche l'altra. Adesso arriverà il medico.
Dodici giorni. Allora carnevale deve essere finito da un pezzo. Adesso ricorda qualcosa. Doveva prendere dei soldi contanti al Bancomat. Poi sono usciti i due pierrot.
Luca chiude di nuovo gli occhi, ma non vuole dormire. Aspetta che arrivi il medico.
* "Hin und zurück" significa avanti e indietro, oppure anche andata e ritorno.