venerdì 13 marzo 2015

RAPIDA FINE DI UNA BREVE STORIA

Splendida giornata di sole. Luca pensò che si imponeva una camminata lungo la sponda del Reno. L'ultima volta era successo nel tardo autunno dell'anno prima. Tirò fuori dal garage il suo Passat combi e marciò in direzione del fiume. Quando attraversò il ponte a Maxau diede una veloce occhiata alla sponda e la vide colma di popolo che si godeva il sole. Sarà arduo trovare uno spazio libero dove parcheggiare, pensò. Ma ebbe fortuna: mentre procedeva a passo d'uomo vide una BMW uscire da un parcheggio a pettine e subito dopo una piccola cilindrata che le era stata accanto. Un doppio parcheggio, che culo che ho oggi, si disse. Si tenne un po' largo per lasciare abbondante spazio all'apertura della portiera, spense il motore e tirò il freno a mano. Proprio in quel momento una Citroen C3 color verde bottiglia parcheggiò accanto a lui. Al volante una giovane donna coi capelli tagliati cortissimi. Come diavolo esce questa? Si chiese Luca. In effetti tra il fianco destro del Passat e quello sinistro della Citroen c'erano si e no dieci centimetri. Nemmeno dall'altra parte lo spazio era sufficiente per aprire una portiera.
Probabilmente vuole rimanere dentro la macchina a sentir musica, come fanno molti giovani, pensò Luca. Ma proprio in quel momento la ragazza aprì il tettuccio di tela lasciandolo scorrere. Si inerpicò salendo sui sedili prima, poi sul tetto della macchina e saltò fuori.
Una manovra da contorsionista. 
Quando Luca scese dalla sua auto la ragazza stava richiudendo il tettuccio di tela usando un comando a distanza. Era altissima, quasi quanto Luca che superava abbondantemente il metro e novanta. Automaticamente guardò ai piedi della ragazza e vide che indossava scarpe senza tacchi. Era tutta donna e niente tacchi, insomma. Quello che colpì Luca fu la magrezza delle gambe, una magrezza che non alterava però le curve e le forme di gambe belle e affusolate, ma lunghissime. Era chiaramente effetta da macroscelía e a Luca ricordò un vecchio cartone animato in bianco e nero di Walt Disney dove c'era un ragno nero dalle zampe lunghissime come le gambe di quella ragazza. Indossava una giacca di pelle blu corta e attillata, e le gambe le aveva inguainate in leggings neri. Insomma un ragno con la groppa blu, che era uscito dalla Citroen come fanno i ragni, appunto.
Lei si incamminò verso la sponda del fiume e Luca la seguì a breve distanza, come fanno i cani. La ragazza si fermò. Guardava l'acqua scorrere. Luca guardava lei. La ragazza sedette sull'erba incrociando le gambe. Luca le si fermò a tre metri.
La ragazza tirò fuori da una tasca un pacchetto di Marlboro. Ne estrasse una.
-Hai da farmi accendere?
Luca le porse il suo accendino. 
La ragazza estrasse un'altra sigaretta dal pacchetto e tenedole entrambe in bocca le accese. Poi passò a Luca l'accendino e una delle due sigarette.
Luca sedette accanto a lei. 
Fumavano in silenzio; guardavano il fiume.
Sul ponte di ferro passò un treno in una direzione, poi un altro nella direzione opposta, poi ancora un altro dopo qualche tempo in una delle due direzioni, ma Luca non si accorse di quale fosse. Sull'acqua scivolavano di tanto in tanto battelli fluviali carichi di conteiner. Quelli che andavano verso sinistra procedevano lentamente perché risalivano la corrente; quelli che invece andavano verso destra scendevano veloci e quasi silenziosi portati dalla corrente.
Il sole calava lentamente e loro due continuavano a fumare le sigarette della ragazza.
Luca non osava farle domande. Lei non sembrava aver voglia di parlare.Stava scendendo la sera e il sole lentamente si infilava in un banco di nuvole grigio chiaro che era comparso all'orizzonte.
La ragazza spense l'ultima sigaretta e si alzò, incamminandosi verso l'area di parcheggio. Luca la seguì standole al fianco.
-Aspetta che ti sposto la mia auto.
Ma lei aveva già azionato il tetto apribile col telecomando.
Si arrampicò con le sue lunghissime gambe fasciate dai leggings neri e in un attimo fu dentro l'abitacolo. Anche Luca entrò nel Passat. Mentre inseriva la chiave di avviamento nel cruscotto vide la Citroen C3 che si staccava a marcia indietro, faceva manovra e scompariva velocemente.
Luca non mise in moto. Tirò giù lo schienale, ci si allungò e chiuse gli occhi. Non gli sembrò di essersi addormentato, ma era certo di avere sognato una strada asfaltata sotto il sole in mezzo a due pareti altissime e lunghissime di materiale nero, che gli si apriva davanti come una vu rovesciata. Rimase a lungo così disteso. Poi rimise a posto il sedile, accese il motore del Passat, accese le luci e partì.





14 commenti:

  1. Il fascino del mistero sospeso sopra due teste che pensano cose diverse, che forse non si incroceranno mai. Mi ha fatto fare una riflessione su questo nostro vivere gli uni accanto agli altri, sfiorandoci senza toccarci, guardandoci senza vederci, sentirci senza ascoltarci. Sì, tutto sommato questo tuo racconto va molto al di là di quel che dice e soprattutto lascia pensare, che è poi la caratteristica di chi sa scrivere bene.
    Psomoi Andròmeoi

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    1. Hai azzeccato l'analisi, Psomoi. In effetti è un post sulla solitudine e sull'incomprensione. C'è chi ci scrive tomi di 600 pagine. Io non ho quella voglia e quel tempo e poi posseggo il dono della sintesi.
      A risentirci "brandelli di carne umana".

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  2. Ma sai Vincenzo che questa storia di uscire dal tetto è capitata anche a me con una vecchia Renault di un'amica perchè non trovavo il bottoncino da aprire la portiera? E pur essendo solo 1,65..sono uscita e rientrata dal tetto..
    Molto surreale , mi piace molto la maniera che hai di raccontare..
    Mi sono iscritta con simpatia , sperando in un tuo gradito ricambio..
    Una felice domenica , n grazie e un abbraccio!
    http://rockmusicspace.blogspot.it/

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  3. Ben entrata Nella e grazie per la tua adesione. Verrò a leggerti, stai sicura.
    Mi piace l'idea che tu dia importanza all'altezza per certe acrobazie. Io ti posso dire che sei alta come era alta mia madre, che ho visto fare acrobazie estreme con nonchalance estrema, ed aveva già oltre 44 anni, ma era leggerissima e sgusciante. Dalle mie parti, Roma e giù di lì, si dice che le donne piccole siano un concentrato di tutto. Ma poi come si fa a definire piccola una ragazza che misura un metro e sessantacinque sul livello del mare?
    Effettivamente è un racconto surreale. A me piace rimanere sopra e sotto la realtà. Chi potrebbe mai giurare su quale sia la verità?
    Una felice domenica anche a te.
    Tschüss.

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    1. Mio caro Vincenzo anche la tua risposta equivale al tuo eclettismo linguistico...molto simpatico..Ho fatto 25 anni di danza classica , moderna e neoclassica quindi ho delle attenuanti....ahahahah
      Felicissima della tua adesione..Vado subito a salvare nel mio roll preferiti il tuo blog...
      Tschuss super!

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    2. Io ho lavorato oltre quattordici anni in teatro come scenografo realizzatore, come si dice in Italia, insomma come pittore di scena. L'ensamble era di 750 persone, non un piccolo teatro, con la scena enorme, la più grande di tutta la Germania, per cui ce ne voleva di materiale e di lavoro per occuparla. Solo i fondali andavano da un minimo di 40 metri per 18 a certi avvolgenti di 66 metri per 24, che andavano tutti dipinti.
      C'era tutto in cartellone: opere, operette, balletto e prosa che veniva però solitamente allestita nel teatro ridotto con una scena la metà di quella grande. Il corpo di ballo era composto da una quarantina di danzatrici, piì la prima ballerina e il primo ballerino, poi quattro danzatori. Parlavano tra loro solamente in francese, uno spasso. A pranzo ci si incontrava tutti. Da morir dal ridere quando qualche giovanissima danzatrice voleva una porzione più abbondante della miseria che di solito doveva mangiare. La prima ballerina, una russa bravissima, la redarguiva aspramente. "Vous potez manger, si vous volet, mais ne pas possible maintenant". E quella smetteva di frignare.
      Sono bellissimi ricordi.
      Tschüss

      PS: L'anonimato è dovuto al fatto che questo PC ogni tanto impazza, ma sono io che scrivo, Vincenzo I.

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    3. Vincenzo I? Ma non ci posso credere... Ahahah

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    4. Lo ammetti allora che sono incredibile!!!
      Uuuuuuuhhh, che notizia!

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  4. Quindi anche in Germania esitono le belle giornate di sole. Ma chi l'avrebbe mai detto. Finale aperto. Sogno o realtà? Buona serata amico.

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  5. Ripristinato il contatto, ma che palle!
    Carissima sorella grande, sì ci puoi credere anche qui esistono le belle giornate di sole e d'estate qui si crepa dal caldo perché non c'è il mare dalle mie parti, ma solo al nord e soffia pochissimo vento per cui devi fuggire dalle città e andartene in piscina, oppure in uno dei tanti laghi artificiali, laghi da scavo, Baggersee, perché qui appena scavi trovi pietrisco ed acqua, tanta quanta ne vuoi, ma se non sai nuotare bene bene non andare perché appena entri in acqua precipiti in basso e devi immediatamente nuotare, ma l'acqua nei Baggersee è bellissima e leggera, solo che il fondo è nero come la pece, sembra l'ingresso dell'inferno.
    Brava. Finale apertissimo. Sogno o realtà? Sei acuta, bergadonna.
    Tschüss sorellona della sorellina di Maria, nonché di una ladispolese...

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    1. Insomma si boccheggia come a Milano in pieno agosto. Chissà perché immaginavo una frescura meravigliosa. Sono anni che tento di convincere la mia metà a passare qualche giorno in Germania, ma credo che non ci riuscirò mai. Il fresco gli piace ma preferisce le nostre montagne (come dargli torto). Sì mi è sembrato il primo capitolo di una tua nuova e bella storia a puntate. Ti abbraccio. Stasera ti saluta pure la sorellina ladispolese. Le ho parlato di te!!!

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    2. Qui non si discute: o freddo cane o caldo da crepare. Non è il nostro bel clima mediterraneo. E vento poco, ma quando soffia a volte sembra di stare a Trieste. Se riesci a convincere il tuo doppio a venire in Germany e non passi da me ti sbrano. Comunque esistono posti bellissimi dove soggiornare, soprattutto nel Bayern e nella Schwarzwald, la Foresta nera, che è qui vicinissima a noi.
      Il primo capitolo di una storia a puntate? Fammici pensare.
      Salutami allora la ladispolese. A te un bacione sorella grande della sorellina di Maria.

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  6. Un racconto di incomunicabilità, e anche di parcheggio egoista, di quelli che a Roma abbondano. Solo che qui, se sono costretti a uscire dal tettuccio, invece di offrirti una sigaretta ti rigano il BMW parcheggiato comodo...

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    1. Sì, incomunicabilità.
      Per quel che concerne i parcheggi qui c'è più onestà perché se parcheggi dove non si deve, che so sulle strisce pedonali, davanti ad un'uscita mezzi o in seconda fila, chiunque con un colpo di telefono fa venire la Polizei che chiama un carro attrezzi e ti portano via la macchina. Questo ti costa mediamente non meno di 50 euro di multa, più 65 euro per il trasporto e 35 euro al giorno per il soggiorno nell'hangar dove la parcheggiano, più naturalmente la mwst cioè l'iva, che è il 21%. Quindi se te la vai a prendere lo stesso giorno ti costa solamente 181,50 euro, sempre che tu non abbia impedito con la tua auto l'uscita della macchina di un medico (c'è sempre un cartello ben visibile che indica uscita auto di un medico). In quel caso la multa è di almeno 300 euro, quindi un totale di 484 euro. Più in questo caso una denuncia che ti verrebbe a costare due punti sulla patente, e adesso sono solo dodici a disposizione. Poi te la ritirano per almeno un mese.
      Certo che se facessero così a Roma succederebbe la rivoluzione, ma io dico che in Italia oramai è tutto allo sfascio e nessuno fa niente, e chi dovrebbe fare qualcosa si perde in chiacchiere e giochi di potere.
      Buona giornata Franco.

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