domenica 2 giugno 2013

VENTITRÈ ANNI DOPO, UNA MATTINA

Lo vedo con la coda dell'occhio che si arresta davanti all'ingresso della profumeria DM, che fa un ampio giro   e che mi si presenta coi suoi grandi occhi azzurri ridenti e la mano tesa:
-Non è che per caso ci conosciamo?
Gli stringo calorosamente la mano: quegli occhi e quel sorriso li ho stampati nella mente.
Cavolo se ci conosciamo! Ci vedevamo ogni giorno una ventina di anni fa, "Ventitrè e qualche mese per l'esattezza", mi corregge al volo.
-Enzo Iacoponi, lavori ancora al teatro?
Minchia, si ricorda tutto. Mi ha riconosciuto malgrado i miei capelli siano ormai più bianchi che grigi. Anche i suoi, adesso che li guardo e ora devo farmi tornare in bocca il suo nome. Ma non mi viene su, cavolozzo fritto, non mi viene proprio su. Dovrò farglielo dire a lui con un escamotage.
Intanto mi sta facendo mille domande, tutte centrate e precise. Adesso devo fargliene io un paio, tanto lui era il più gentile, cortese e altruista amico che avessi mai conosciuto.
-Hai più incontrato Reiner? Gli faccio.
-Reiner chi?
Ahi ahi.
-Reiner Bauer-Gail.
-Non me lo ricordo proprio.
Falsa pista, quindi non ci incontravamo allo Jugend Zentrum.
Cincischio.
-Lavori sempre là?
-Sì, ma non più nel servizio esterno; adesso vado ogni mattina alle otto a Ettlingen e torno a casa alle sedici. Stessa ditta naturalmente. Adesso sto nella divisione computers.
Ettlingen, computers, quindi lavora alla Bürger & Co. Ora ricordo: è un perito elettronico. Mi ha messo a posto una TV tanti anni fa.
Ma come cavolo si chiama? Provo da un'altra strada.
-Frequenti ancora l'Eis-Café Venezia?
-Non ci metto più piede da qualche anno per motivi personali. Sai, il tizio è sempre più cafone.
-Io non ci sono più andato da allora. Gli stessi tuoi motivi personali.
Centro! Finalmente so dove ci incontravamo.
-Che fine hanno fatto Cataldo e sua moglie Maria? Mi chiede.
-Tornati in Sicilia. Troppa nostalgia.
Bene! Qualcosa ignorava pure lui.
-E dove li bevi i tuoi caffè adesso? Insiste.
-A Jockgrim al Tropea, oppure qui al Florenz, e gli indico il locale poco distante con un gesto.
-Lo fanno bene allora?
-Ottimo, puoi fidarti.
-Andiamocene a fare uno, offro io.
Mi ha preso sottobraccio e gentilmente mi conduce, senza che nemmeno me ne accorga, sempre mite lui, mai una parola fuori posto, mai uno sgarbo.
A proposito di sgarbi: sono uscito di casa dicendo ad Annamaria che sarei ritornato in un momento. Beh, aspetterà due minuti.
Di colpo si arresta..."coso" (tranquillo, prima o poi lo rigurgito il suo nome), e mi stringe il braccio. Si è fermato dinnanzi ad una donna asiatica, giovane, carina, che mi pare di conoscere.
-Enzo, questa è mia moglie. È tailandese.
Poi parla a lei in inglese e le dice chi sono.
-Sono sposato da quattro anni. Sai, arrivato ai cinquanta avevo bisogno di dare ordine alla mia vita.
Pensavo che fosse anche troppo ordinata, secondo i miei registri, ma i suoi sono decisamente diversi. Ci sediamo nel bar.
Lei è loquace, pronuncia qualche parola in tedesco, qualcuna in spagnolo, per il resto c'è lui che fa da interprete.
-Come ti chiami? Le chiedo.
-Iunice, Oinike, Eunike.
-È un nome greco, interviene lui.
-Certo: "eu" buona e "nike" vittoria, come quella alata scolpita da Pitocrito, che sta al Louvre, la "Nike di Samotracia".
-Ah, già, tu sei un grecista, Enzo.
Si ricorda anche questa adesso, e io non riesco ancora a dare un nome a questa capoccia che mi ride davanti!
-Mi sembra di conoscere tua moglie, gli dico; ha un viso che mi è famigliare in qualche modo.
-Forse l'hai vita su qualche copertina di rivista di moda: lei è una modella fotografica, lavora molto per "Burda".
Annamaria è abbonata a Burda e la riceve per posta.
"Coso" mi racconta come si sono conosciuti, durante alcune riprese del lavoro di lei, mentre lui sostituiva un tecnico esterno del computer che si era improvvisamente ammalato.
-Mors tua vita mea, gli dico.
E intanto il tempo vola. Il caffè è ottimo, ma lei ha ordinato una coppa mista di gelato alta quanto un grattacielo. Deve essere buonissima perché se la gode cogli occhi e se la gusta lentamente.
-Ho comperato casa qui a Maximiliansau, mi dice; ci entro ad agosto. È nel quartiere nuovo, in Als Lache.
-Ci abita mia figlia. Tu dove starai?
-Se vieni su dalla Sparkasse appena sulla prima curva della strada principale: un edificio giallo di quattro piani. Cè anche il garage sotterraneo.
Ho capito perfettamente.
-Mi verrai a trovare, spero.
-Ci puoi contare.
-Basta suonare il campanello.
Ecco, appunto.
Lei ha finalmente finito il gelato. "Coso" paga. Il tempo è volato e sono passate le due quando ci accomiatiamo.
Adesso devo raccontare ad Annamaria che diavolo ho fatto dalle undici e mezza fino ad ora e perché ho spento il cellulare. Le dirò chi ho incontrato, visto che lo conosce bene anche lei. Le dirò che il tempo è volato con tutti i nostri ricordi che si correvano dietro e tutte le chiacchiere che fanno due uomini quando si rincontrano dopo anni. Le dirò la verità, insomma.
Ma come cazzo si chiama "Coso"?

19 commenti:

  1. Ciao Vincenzo!
    Ghghghghghghg vedrai che improvvisamente senza un perché il nome ti torna alla memoria ...
    Bello incontrare un'amico dopo tanti anni e mettersi a chiacchierare come se il tempo non fosse passato,L' unico fenomeno di disturbo era ricordarsi il nome...:)
    Buona domenica!

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    1. Sapessi che rogna da grattarsi, però!
      Buona serata domenicale!

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  2. Anche io sono negata per ricordare i nomi....
    Che bello ritrovare dopo anni vecchi amici e con loro condividere i ricordi!

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    1. Un vero amico scomparso e ricomparso improvvisamente: un tedesco che nulla ha di tedesco nel comportamento, cioè assolutamente nessuna arroganza.
      Bella e preziosa un'amicizia così.

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  3. Secondo me il nome di "coso" te lo dirà Annamaria.
    Buona domenica caro Enzo.

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  4. Simpatico racconto,
    Una situazione che, accidenti, ho sperimentato anch'io, ultimamente.
    Spero che alla fine tu ti sia ricordato il nome dell'amico, o no?
    Io non riesco a darmi pace se non ci riesco.
    Ciao

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    1. Appunto quello che sta capitando a me. Non mi viene in soccorso nemmeno uno straccio di idea. Saranno cavoli acidi quando ritorno dalle mie ferie andare in "Als Lache" a cercare in quell'edificio giallo canarino il suo nome sulle etichette del portone.
      Ho pensato di suonarle tutte, una per una e alla risposta dire: "ciao, sono Enzo". Penso che dopo due o tre vaffanculo lui mi risponderà: "ti stavo aspettando".

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  5. Hahahahahahahaha!!!!!!
    Certo è come tornare indietro nel tempo a quando si faceva scherzi insuperabili suona e scappa via, il problema è, che non puoi scappare!
    Sei fantastico Enzo! Hahahahahahahahahaha!!!!!

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    1. "Suona e scappa via". Lo facevi anche tu? Ricordo quando avevo 16 anni a Firenze in gita scolastica io e la mia intera classe in fuga inseguiti da inquilini inferociti e un paio di vigili urbani...li abbiamo seminati correndo come indemoniati per tutta Boboli!
      Erano le nove di sera ed avevamo saltato il muro perché i cancelli erano chiusi....per loro e per i vigili, ma non per noi. Mamma che spasso, e che risate!

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  6. Inoltre sai quanti amici ho conosciuto, del quale non ricordo neanche più il volto.
    Spero che un giorno mi succeda anche a me una cosa simile, però non mi farò fregare il nome glielo chiederò immediatamente,
    a presto caro Vincenzo.

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    1. Non potevo: avevo perso il tempo e poi me lo impediva l'orgoglio, visto che lui ricordava tutto come fosse stato il giorno prima, mi sembrava un insulto.

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  7. Io sono fisionomista, ricordo sempre i visi, ma dimentico i nomi e il perché e il percome conosco questo o quello. Ti capisco benissimo caro amico mio, mi é capitato un episodio simile qualche giorno fa e solo il giorno dopo mi è tornato in mente il nome di quella ragazza..vedrai ti tornerà in mente all'improvviso, quando non ti arrovellerai più..:-)

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    1. Sono un eccellente fisionomista che finora non si era mai dovuto cimentare col ricordo del nome, lo consideravo elemento acquisito da non poter discutere, tipo "lo so e basta". Invece nada de nada. Il nome non viene, ma non mi ci arrovello. Mi rode il culo, ecco!
      :))

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  8. Speriamo che non sia un grattacielo!

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    1. No, solo dodici appartamenti, quindi al massimo undici vaffa!

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  9. è la classica storia della badante che sposa il vecchietto per ottenere la cittadinanza?

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  10. Cinica come nella risposta al post di Euri. Di tutta la storiella hai colto soltanto la possibilità di una ragazza di ottenere la cittadinanza sposando il vecchietto.
    Il mio amico non è assolutamente un "vecchietto"; la ragassola ha un fior di lavoro che le consente di essere indipendente e se ne frega della cittadinanza al punto di non voler imparare la lingua tedesca dopo quattro anni di matrimonio. Mi par che basti.
    Ma forse il 3 giugno ti ha morso un ragnetto....

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  11. mamma mia a me capita spesso... ti fermano per strada parli per un bel po' ma il nome niente non viene proprio

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