Più o meno quaranta anni fa lasciai il primo lavoro in terra tedesca, una specie di factotum in una piccola azienda familiare. Facevo il magazziniere, l'autista e lavoravo al confezionamento dei prodotti finiti. Cercavo qualcosa di diverso e un connazionale che avevo incontrato al Consolato di Francoforte mi disse che la Mercedes cercava collaudatori per prototipi disposti ad andare in Finlandia d'inverno e all'equatore in estate. Andai a Stoccarda, feci una prova e mi dissero che si sarebbero fatti vivi loro.
Dopo un paio di settimane decisi di tornare a Stoccarda. Prima volli fare colazione in un caffè italiano e lì incontrai un tizio che mi disse che se cercavo un posto di lavoro mobile sapeva di una ditta olandese di trasporti che cercava con urgenza un secondo autista per uno dei suoi autotreni. Tanto vale che provi, pensai, anche perché stavo a corto di pecunia.
Io non avevo la patente per il camion oltre le 15 tonnellate, ma un patentino militare, che avevo già trasferito sulla patente civile italiana, trasformata in tedesca per obbligo in quanto con una patente straniera si poteva circolare solamente un anno. Sulla tedesca era stato integralmente riportato che potevo guidare camion, senza specificare il tonnellaggio: "LKW Fahrer", c'era scritto.
Per gli olandesi andava alla grande, visto che in Olanda e in Belgio in quei tempi la patente si richiedeva in Comune e non si doveva fare scuola guida, introdotte dopo il 1980. Oltre a ciò la ditta rilasciava una dichiarazione di intenti in cui si prendeva ogni responsabilità sull'operato dei propri autisti.
Mi dissero che potevo partire la domenica sera da Francoforte, dagli hangar della ditta. Mi sarei dovuto trovare quella domenica sera alle 21 in una delle sei zone industriali del capoluogo dell'Assia.
In ufficio mi dettero una busta con dei documenti e un numero, quello del mio camion, numero 455. E trovatelo, sta laggiù. Un buco nero con qualche lampione che non arrivavi a vedere dove finisse. Doveva essere lungo almeno un chilometro, perché marciai per una decina di minuti prima di trovare l'inizio della serie dei 400. Ancora un duecento passi e me lo trovo davanti: uno Scania rosso, immenso. Una bestia lunga 24 metri, snodabile, il cosiddetto TIR. Stava dentro una rimessa buia. Ci giro intorno. Mi chiedo dove diavolo stia il primo autista. È tutto buio e lui non c'è.
A un tratto sento un grido: la portiera si spalanca e salta fuori dalla cabine un....nano, sarà stato un metro e quarantanove non di più.
-Sei italiano?
-Sono italiano.
-Che bello che sei alto. Io devo guidare praticamente in piedi, hombre, porché soi piccolo piccolo.
-Vedo, ma io sono solo il tuo secondo.
-No, tu guidi e io me reposo, hombre.
Si chiamava Luis e qualcosa, aragonese; ma io non ero d'accordo.
-Luis, io non ho mai guidato sto bastimento.
-Te impari, hombre, es facile muy semplice, amigo.
-E quando imparo? Fra mezzora si parte.
-Impari subito: io te digo e tu intanto guidi, hombre.
-Hombre, tu vai a cagare, ma io sta nave non la guido. Io te miro, hombre, te osservo e poi vedarin se puedo gubernar sta nave.
-Nada de nada, amigo. Nunca un minuto porto io el camiòn. Tu lo porta, hombre e io te digo.
Inutile insistere e poi mi stava venendo l'acquolina in bocca. Mamma mia sta bestia tutta per me, chi me l'avrebbe mai detto!
Così sono salito in cabina la posto di guida. Devo dirvi gente che oggi è tutto molto più semplificato, allora era un mezzo bordello, ma io avevo imparato sotto le armi come si mettono le ridotte e tutto il casino di movimenti mani e piedi che devi fare e già pensavo chissà che culo devo fare con questo mostro; invece c'era una levetta sul cruscotto, che appena la toccavi faceva un comico rumore, puff, come una vecchina che fa una scoreggetta e quello era tutto, la ridotta era inserita. Per toglierla toccavi un'altra levetta, di nuovo la scoreggina della vecchietta, puff e la ridotta era tolta. Si viaggiava a colpi di scoregge, perché praticamente le ridotte le usi quasi sempre.
Allora cerco di capire tutto e mi faccio anche spiegare tutto in cinque minuti:
-Parti in seconda, hombre, ridotta perché abbiamo 88 tonnellate; poi doppietta e terza, ridotta, poi dai gas fino alla porta de ingresso, amigo, saluti e via.
-Dico, ma dove cazzo vado?
-Sta dentro la busta che hai portato.
La apro e leggo a voce alta.
-Firma Siemens, Lissabon...
Neanche mi fa finire che già strilla:
-Lisboa, passiamo per la mia tierra, facile, muy semplice, hombre, una promenade.
Ora dovevo andare a Lisbona e non sapevo nemmeno da quale parte si trovava rispetto alla posizione di partenza.
-Io te digo, no se preoccupe. Metti in moto el camiòn, che già quello guarda e pensa che ci meniamo l'uccel.
-Quello chi?
-El portero.
Adesso dovete sapere che el camiòn stava infilato nell'hangar, nella rimessa e doveva uscirne fuori tutto intero lasciando le colonne di cemento al loro posto. Quindi prima devi pensare che hai un'animale lungo 24 metri dietro di te, poi che hai solo un metro a destra, la direzione dove devi andare perché lì c'è il pilastro, che se lo becchi ti porta via mezza fiancata e hai finito il tuo lavoro.
Luis si è spaparacchiato sul sedile del viaggiatore e se ne fotte. Gli chiedo:
-Vado avanti e giro a destra?
-Sì, hombre, 24 metri avanti, anche 25 poi giri.
Sapete calcolare 25 metri a occhio e in movimento? Io ho imparato subito, secondo il detto latino melius est abundare quam deficere sono avanzato quasi fino al muro di fronte e poi ho girato. Pensavo di fare un mazzo tanto invece era come girare il volante di una 500. Docile e sicuro.
Non voglio fare lo sbruffone, ma dopo un'ora mi sentivo come Schumacher, che allora ancora non s'era, ma per farvi capire.
Ho imboccato l'autostrada per Strasburg e poi di lì per Barcellona e poi sempre diritto. Quel fijo de puta de Luis dormiva e ronfava, ma io mi divertivo da matti.
Entrati nella zona portuale di Lisbona, il martedì pomeriggio si trattava di andare a marcia indietro per attraccare al ponte di scarico della Siemens.
Dico avete un'idea di come si faccia una retromarcia con un TIR? Se devi andare a destra devi girare il volante a sinistra e viceversa, facendo tutte le correzioni possibili, con il nano Luis che corre a destra e a sinistra della tua poppa per darti indicazioni, perché negli specchietti non li vedi gli spigoli dei muri. Tutto sarebbe facilitato se...ci fosse lo spazio per manovrare a sufficienza, ma lì -la mia prima retromarcia- c'era solo un cortile largo appena 40 metri.
Ho fatto un culo così, ma ho imparato.
Ho guidato per 17 mesi e mi sono divertito assai, malgrado Luis.