Alla fine di marzo 2012 lo Stato di Israele e la Repubblica Federale Tedesca hanno sottoscritto un accordo che prevede la consegna di un sommergibile -il sesto negli ultimi tre anni- adattato al lancio di missili di media e lunga gittata.
Alla notizia ha reagito il Nobel per la letteratura Günter Grass.
Il 4 aprile la "Süddeutsche Zeitung" ha pubblicato un suo testo poetico, in cui il Nobel espone alcuni dati di fatto sull'armamento nucleare dello Stato Sionista, e sui rapporti tesissimi tra Israele e la Repubblica Islamica dell'Iran, sostenendo semplicemente che l'arsenale atomico di Israele, realmente esistente, rappresenta una minaccia più seria per la pace mondiale della ipotizzata atomica iraniana.
Le sue considerazioni sono state gabellate e marchiate come "la esternazione antisemitica del giorno", perché in Germania e nel mondo occidentale il non incensare il governo di Israele e la sua politica equivale al delitto orrendo di antisemitismo.
Lo Stato di Israele ha definito Grass persona non gradita, impedendogli ogni futuro viaggio nei suoi territori; arrivando a dire che egli, oggi a 84 anni, continua a scrivere indossando ancora la divisa delle SS, dimenticando che alla fine della guerra Günter Grass aveva appena compiuto 17 anni e quindi faceva parte della Hitlers Jugend, come quei ragazzini di 14 anni che si sono fatti ammazzare dai sovietici a Berlino nel 1945 per il Führer e la Vaterland, con la divisa della Wehrmacht che gli andava troppo larga.
Purtroppo i morti dei vincitori sono martiri e santi; quelli dei vinti sangue sprecato di delinquenti comuni. Così è avvenuto per i giovanissimi partigiani italiani, tanti, morti per mano dei fascisti i cui nomi campeggiano su decine di steli, mentre dei ragazzini di 16 anni della Repubblica di Salò sono stati perfino cancellati i nomi sulle lapidi. Come se non si avesse il diritto a quell'età di seguire l'impulso del cuore, il diritto di credere -ognuno di loro, bianchi, neri e rossi- nella santità della loro causa.
In Italia il Corriere della Sera ha riportato il titolo della poesia di Günter Grass e alcuni brani a sua scelta per dimostrare artatamente la lesa maestà del governo di Tel Aviv.
"La Repubblica" ha riportato il testo integrale con una traduzione indecente.
Questo è il testo tradotto alla lettera
Günter Grass - Was gesagt werden muss, Quello che va detto.
Perché taccio e passo sotto silenzio troppo a lungo
una cosa che è evidente e si è messa in pratica in giochi di guerra
alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo al massimo delle note a piè di pagina.
Il diritto affermato ad un decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano,
soggiogato da un fanfarone
e spinto alla gioia organizzata,
perché nella sfera di quanto gli è possibile realizzare
si sospetta la costruzione di una bomba atomica.
E allora perché proibisco a me stesso
di chiamare per nome l'altro paese,
in cui da anni -anche se si tratta di un segreto-
si dispone di crescenti capacità nucleari,
che rimangono fuori dal controllo perché mantenute
inaccessibili?
Un fatto tenuto genericamente nascosto:
a questo nascondere sottostà il mio silenzio.
Mi sento oppresso dal peso della menzogna
e costretto a sottostarvi, avendo ben presente la pena in cui si incorre
quando la si ignora:
il verdetto di "antisemitismo" è di uso normale.
Ora però, poiché da parte del mio paese,
un paese che di volta in volta ha l'esclusiva di certi crimini
che non hanno paragone, e di volta in volta è costretto a giustificarsi,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile
-di nuovo per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta si parla di "riparazione"-
in grado di dirigere testate devastanti laddove
non è provata l'esistenza di una sola bomba atomica,
una forza probatoria che funziona da spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Ma perché ho taciuto fino ad ora?
Perché pensavo che le mie origini,
stigmatizzate da una macchia indelebile,
impedissero di aspettarsi questo dato di fatto
come una verità dichiarata dallo Stato d'Israele;
Stato d'Israele al quale sono e voglio restare legato.
Perché dico solo adesso,
da vecchio e col mio ultimo inchiostro,
che le armi nucleari di Israele minacciano
una pace mondiale già fragile?
Perché deve essere detto
quello che domani potrebbe essere troppo tardi per dire;
anche perché noi -come tedeschi già con sufficienti colpe a carico-
potremmo diventare quelli che hanno fornito i mezzi necessari ad un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
varrebbe a cancellare questo.
E lo ammetto: non taccio più
perché sono stanco
dell'ipocrisia dell'Occidente; perché è auspicabile
che molti vogliano uscire dal silenzio,
che esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo che si va prospettando
ed insistano anche perché
un controllo libero e senza limiti di tempo
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
esercitato da una organizzazione internazionale
sia consentito dai governi di entrambi i paesi.
Solo in questo modo per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora per tutti gli uomini che vivono
da nemici confinati in quella regione
occupata dalla follia
ci sarà una via d'uscita,
e alla fine anche per noi.
Che ognuno dei miei lettori consideri quanto "antisemitismo" ci sia in questi versi.
E queste sono le mie personali considerazioni.
Era ora che un membro importante della Intellighentia tedesca uscisse allo scoperto: lo ha fatto Günter Grass, scusandosi di essere arrivato solo adesso "gealtert und mit letzter Tinte", ormai vecchio e con l'ultimo inchiostro, a dire ciò che da anni teneva nel gozzo.
Era ora che qualcuno dicesse a chiare note che la politica dello Stato Sionista fu aggressiva fin da prima della sua costituzione.
Begin, più tardi eletto Primo Ministro, era il capo di una banda di terroristi che mettevano bombe nelle caserme degli odiati occupanti inglesi provocando decine di morti.
Tutte le guerre condotte contro i suoi vicini, infinitamente inferiori per armamento e conduzione militare, si sono concluse con la vittoria di Israele e la conquista di territori mai abbandonati -le alture siriane del Golan- o restituiti dopo lunghi anni di laboriose trattative, come la penisola egizia del Sinai.
La creazione abusiva e contrastata invano da tutti i segretari dell'ONU -invano, perché puntuale come la morte arrivava il veto degli USA a bloccare qualsiasi risoluzione avversa a Israele- di insediamenti mai abbandonati in territori palestinesi mai restituiti.
L'erezione di un muro ai confini della ridottissima striscia di Gaza, che nessuno, NESSUNO, ha mai osato definire muro della vergogna, come veniva chiamato quello di Berlino.
La riduzione di ciò che resta dello Stato Palestinese a una strisciolina indifendibile, dove anche i cani randagi di Israele vanno a pisciare.
Il trattare un popolo sovrano che sta in quello che è sempre stato territorio della Palestina -leggi la Bibbia o vedi le carte dell'antico Impero Romano conservate nei Musei Vaticani- come uno stato vassallo e privo di diritti. Ma per loro va bene così visto che danno enorme valore al Talmud, che dice che i non-ebrei sono bestie da opprimere e sfruttare senza pietà (Baba Mzia 114 b), contravvenendo a Mosè, che raccomanda "Ama lo straniero, perché anche tu sei stato straniero in terra d'Egitto" (Esodo 12:49; Levitico 24:22; Numeri 9:14 eccetera).
Il fatto incontrovertibile è che l'Olocausto ha dato ai governanti di Israele una cambiale in bianco, e qualsiasi cosa facciano va bene a tutti. La scusa è il terrorismo islamico contro Sionne. Si dimentica troppo facilmente però che il terrorismo di Israele nasce per primo assoluto nel 1946 con gli attentati agli inglesi della banda Begin, mentre il terrorismo islamico nasce decine di anni dopo -"Settembre nero"- a causa delle stragi compiute dai soldati israeliani nei campi dei profughi palestinesi nel Libano.
Augusto Guerriero, in arte Ricciardetto, presidente di Corte d'Appello in pensione e squisito scrittore, sosteneva sulle pagine di Epoca negli anni 60 che la tragedia stava nel fatto che entrambi i contraenti, Israeliani e Palestinesi, avevano ragione e nessuno aveva torto.
50 anni dopo siamo ancora lì, e non per colpa dei Palestinesi, a mio modesto giudizio.
Firmerò il pezzo per esteso a significare che le idee ivi espresse sono esclusivamente mie, ed io ne assumo la completa responsabilità.
VINCENZO IACOPONI