mercoledì 20 giugno 2012

L'ETERNITÀ

Tu vuoi sapere cosa sia l'eternità
e io te lo spiego, figlia mia,
senza usare bizzarre parole
ma con un facile esempio.

Metti che il mondo sia finito ieri
pomeriggio e che tu ti trovi
oggi in una grande pianura,
senza vento, senza sole,
senza il buio della notte.
Di fronte a te vedi un monte spoglio,
senza alberi, senza sassi, senza
terriccio, senza erba. Metti che tu
abbia con te solo il tuo cellulare
con un'infinita carica
e che tu salga sul monte per cercare campo
e per telefonare, perché puoi chiamare
chi vuoi in tutto il mondo, gente che conosci
e gente di cui non sai nulla.
Tu chiami e una voce registrata
ti dice che il numero desiderato non è
attivo. Tu chiami e senti un click,
come qualcuno che ti chiuda in faccia
il telefono. Tu chiami e dall'altra parte
qualcuno è in ascolto ma non proferisce
parola. Allora ridiscendi in pianura
e riprovi, ma non ottieni nulla. Risali
sul tuo monte e chiami tutti quelli
che puoi chiamare, numeri conosciuti
e numeri fatti a caso; ma nessuno
risponde, e adesso sempre più spesso
la voce registrata ti dice che il numero
desiderato non è attivo, non è più attivo,
non è mai stato attivo.
E tu continui, figlia mia, a salire sul monte
e a scendere dal monte, senza che soffi
un alito di vento, senza un raggio
di sole, senza che scenda il buio della notte.

Questa è l'eternità, figlia mia.

10 commenti:

  1. Eternità è stata la prima parola a farmi paura, da piccola. Rappresentava qualcosa di troppo grande, di inconcepibile, era ciò che rendeva orribile la morte.
    Provavo a immaginare il "per sempre", e vedevo solo un buco nero, spaventoso.
    Durante le mie ricorrenti tonsilliti e bronchiti la paura entrava nel mio sonno febbricitante e il mostro del "per sempre" si trasformava in un vortice a spirale, l'imbuto rovesciato che avrei poi trovato nella divina commedia, dove cadevo e cadevo e cadevo e non finivo mai di cadere, fino a quando mi svegliavo.

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    1. L'eterno mette paura se sei intelligente e pensi che non solo sia eterno ciò che non finisce mai, ma -difficilissimamente digeribile- ciò che non ha avuto mai inizio. Tu pensavi all'eternità quando eri ammalata da bambina? Che strana coincidenza: durante i miei continui mal di gola io, prima o poi perché mia madre li faceva durare sempre almeno due giorni di troppo, pensavo alla morte e a come sarebbe andata a finire dopo.
      Non avevo terrore, ma una gran fifa di sicuro.
      Bella l'immagine dell'imbuto rovesciato con alla fine Lucifero.

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    2. Mi sembrava che una volta mi avessi scritto di non aver mai pensato alla morte prima d'ora, e ti fossi stupito quando ti dissi che per me al contrario quello era stato pensiero quotidiano fin da tenera età ...

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    3. Non era bugia quella e non è bugia questa.
      È stato perché una sera non volevo dire le preghiere e mia madre mi ha detto che sarei andato in giro nel buio dell'Universo tutto solo. Deve avermi messo una bella paura, perché per un certo periodo -soprattutto quando avevo due linee di febbre e mia madre mi diceva che era tutta colpa mia, perché così e perché colì- non ho fatto altro che pensare alla morte e al dopo.
      Non mi ricordo quanto tempo sia durato, non molto.
      Da allora non ci ho mai più pensato.
      Mi sono stupito perché tu hai parlato di pensiero quotidiano, e io quotidianamente avevo ben altri pensieri...

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  2. Ciao caro Vincenzo.
    Posso dire che l'effetto di questa poesia è sconcertante?
    Inizialmente mi piace tantissimo e mi trasmette qualcosa di difficile da immaginare, ma sicuramente immenso.
    Poi l'introduzione del cellulare mi sembra quasi una stonatura, un elemento scomodo e inutile in un paesaggio così grandioso.
    La ricerca infinita alla fine mi dà angoscia.
    Personalmente io non collego questa angoscia all'idea di eternità.

    Adesso mi leggo tutto quello che mi sono persa prima.
    Un abbraccio affettuoso
    Teresa

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    1. Ti rispondo mentre una tromba d'aria minaccia questo piccolo paese, dovrò scrivere in fretta prima che ci si porti via.
      Il cellulare non è a mio avviso una stonatura, ma il mezzo per cercare un ultimo contatto col genere umano che non esiste più.
      La ricerca infinita a angoscia. Io collego l'idea di angoscia all'idea di eternità, come sopra ho detto a Silvia. Oggi non sono più un bambino, ma l'eternità mi fa lo stesso effetto di allora.
      Anzi peggio, visto che mi ci sto avvicinando.
      Ricambio il tuo abbraccio affettuoso.

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  3. Che desolazione: se l'eternità è così, spero tanto che non debba riguardarmi in quanto essere individuale e senziente...
    Hai saputo creare emozioni, anche se in questo caso volutamente negative.

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  4. In questo settore del pensiero sono volutamente e appassionatamente un pessimista. Credo che il pessimismo sia un'emozione. Se ho saputo trasmetterla mi fa piacere che qualcuno l'abbia captata.
    Non so se l'eternità sia "veramente" così, ma non la vedo come una allegra scampagnata che non finisce mai, dove il salame appena affettato si rigenera e il vino riempie la boccia appena svuotata nel gargarozzo.
    Ci sarà molta solitudine. Saremo tutti "numeri primi".
    Speriamo di non fare la fine di quelli di Giordano.

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  5. Questa è un'eternità brutta, però. Uffi

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    1. Io infatti spero che sia migliore, o che almeno ci sia.
      Ma volevo che mia figlia, che è eccessivamente ottimista, si facesse l'idea che non tutte le ciambelle vengono col buco.

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