lunedì 22 novembre 2010

HINTER JEDE LANGE EHE STECKT EINE KLUGE FRAU

Una trentina di anni fa raccolsi tutte le mie poesie in un manoscritto, che intitolai "Lettera familiare".
Anche se tutti mi consigliavano di trovare un editore lasciai cadere la cosa, perché non credevo di essere un poeta. Gente, io sono fatto così: prendere o lasciare.
Concludevo quel manoscritto con una poesia dal titolo assai eloquente: "Epilogo", sottotitolata -ad Anna Maria Turolo Iacoponi-
Questa poesia mi è ritornata in mente leggendo su un quotidiano di Cruccolandia la frase con cui do il titolo a questo post, che significa: dietro ogni matrimonio che dura a lungo si nasconde una moglie intelligente.
Ho deciso su due piedi di trascrivere quella poesia di tre decenni fa, aggiungendovi quella che ho scritto questa notte alle quattro.

EPILOGO

Un giorno, spero, arriverò a fermarmi
in questa lunga, estenuante corsa senza traguardo;
e tu sarai già lì, pronta a ricevermi
col tuo sorriso arioso dentro gli occhi.
Arriverò sfinito ed ansimante
un attimo prima di morire, credo.
Dicono che in quel momento
breve ed eterno
la vita ti si ripete davanti agli occhi tutta intera:
senza pietà gli errori e le menzogne,
i tradimenti e i delitti,
forse anche le gioie;
e tu sei la vittima e il boia,
protagonista dell'ultima recita e spettatore attento,
ma non puoi alzarti ed andartene
se il pezzo non ti piace.
Dicono. Non so se è vero; ma comunque
a chi ha saputo accanto a me soffrire
senza negarsi mai,
lascio la poltrona di centro in prima fila.

Non credere di conoscere la storia,
non ti distrarre, c'è molto che non sai.
Anche la strada che facemmo insieme,
e di cui tutto conosci, pietre polvere e sangue,
la nostra immensa parabola infinita
è diversa
se la racconti tu,
forse più sobria,
ma questa volta li racconto io
i miei giorni ed i tuoi,
proprio a mio modo,
come li ho vissuti io,
senza ritegno e pieni di ironie,
insieme a te,
che mai capisti il gusto
della battuta secca e mozzafiato.

"Sei come tutti i romani!
Solo scherzi sai fare! Non sai parlare
una volta seriamente?"

Parlare seriamente non so che voglia dire.
Ridere seriamente, questo so; e piangere;
forse anche morire, fra un po' vedremo.
Per ora ti sia chiaro che io della mia vita
tutto ho regalato, niente rubando,
e niente mi fu dato
se non da te.
Io ho sempre interamente interpretato
solo il mio ruolo:
protagonista o no, il personaggio mio
non l'ho tradito mai.
Non mi piaceva neanche molto, devo dirlo;
ma tutti gli altri che potevo avere,
solo cambiando lato della faccia,
mi piacevano anche meno.
Questo era onesto, questo era sincero;
viveva intensamente
momenti belli e brutti senza scegliere mai,
e niente compromessi o mezzi toni.
Pittore e ancor poeta, padre e marito, fratello e figlio,
tagliato da una creta che era acerba,
su cui non piovve mai,
tale io mi feci
e tale io mi conosco:
dovessi cominciar tutto da capo
non cambierei una virgola,
né un punto.

In particolar modo
gli errori, i peccati, i cattivi pensieri,
vorrei riavere tutti insieme,
perché quella del peccatore protervo non pentito
fu la mia parte più seria,
fu la mia parte più vera:
vivere rifiutando tutti i falsi
catechismi,
e le melense balordaggini di chi
sapeva tutto, e tutto
aveva previsto
e prevedeva.

E soprattutto mi sarebbe caro
tornare indietro per rincontrare te,
quando tu ti lasciasti
scegliere da me
avendomi già scelto.

La gioia di sentire al primo ballo
dopo un attimo
che tu adeguavi il tuo agile passo
al mio goffo da orso,
il braccio destro tuo sulla mia spalla
sinistra, e la tua mano
mi sfiorava il collo,
quasi per caso.
Fu quella volta credo
che io ti dissi:
"penso che diventare vecchio
accanto a te
sia la cosa più bella
che possa capitarmi".
E tu ridevi:
e ti vibrava tutta la schiena e i fianchi
nelle mie braccia, e il ventre
che al mio aderiva,
trasmettendogli l'onda del tuo riso.

Una vita intera abbiamo avuto
di liti e zuffe e amori
senza fine,
e musi lunghi
e silenzi di settimane;
mezzo amanti e mezzo antagonisti,
coniugi forse mai,
procreatori
di molti figli,
sol nel sonno tranquilli.

Io e te, statue antiche
e prosciugate
dal sole;
ognuna nel proprio canneto,
le nostre corone di fiori
e di insetti, parallele
si toccano qua e là.

Come ho già detto, questa notte alle quattro ho scritto di impeto i primi tre versi di una poesia. Il resto è venuto a rimorchio, rapidamente.

AVREI VOLUTO

Avrei voluto che tu fossi
madre a me
e non ai figli miei,
esser la prima
donna della mia vita.

Ti è toccato esser l'ultima,
la definitiva,
quella che mi cammina al fianco,
che mi siede davanti a colazione,
che non mi chiede
più nulla,
perché mi conosce come
mia madre che mi ha messo
al mondo.

Non mi ero accorto,
scusami,
che tu avevi esaudito da tempo
quel mio istintivo desiderio.

(Maximiliansau, 22.11.10)

Tutto in onore di una donna, che mi porta sulla schiena da quasi mezzo secolo.
Prosit, Anna Maria!

3 commenti:

  1. Bravo Nonnetto, sei veramente forte. :)
    Le ho rilette un paio di volte, davvero belle anche se la prima parte di "EPILOGO" mi ha messo tristezza. Non so... Una specie di vuoto dentro; spero tu capisca cosa intendo dire.

    Complimenti Vincenzo.

    Ciao grande Nerazzurro. :)

    LeNny

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  2. I primi versi sono onesti, sinceri, capaci di amore e libertà, capaci di ridere seriamente e di piangere. Proprio come immagino tu sia.
    Ma quelli che vengono dopo, quelli delle quattro di notte, sono semplicemente ECCELSI.

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  3. *LeNny- capisco perfettamente lo stato d'animo che prende a pensare a quelle cose lì -mortifere- soprattutto in questo momento "nostro".
    Scherzo.
    Una poesia è un momento di tristezza o di allegria per chi la scrive, e se sollecita anche solo un momento di tristezza o di allegria per chi la legge, ha esaudito il suo scopo, che è quello di commuovere in fin dei conti.
    Grazie dei complimenti, sempre graditi, e...stringiamo le chiappe per questa sera.

    *Nik. I tuoi commenti letterari sono sempre scabri ed essenziali, i miei preferiti.
    Immagini benissimo: io sono esattamente così.
    Anche a te sono piaciuti quelli delle quattro di notte, li hai definiti "eccelsi".
    Sto pensando se non mi convenga dormire di giorno e scrivere durante la notte, dalle due alle cinque, visto che ultimamente le cose migliori mi vengono fuori a quell'ora.

    Ciao amici miei, e in culo alla balena per stasera!

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