sabato 1 maggio 2010

47 ANNI OR SONO - ATTO PRIMO

Mercoledì che viene saranno 47 anni che ho sposato AM.
Non credo che in quel giorno posterò nel mio blog, né commenterò post nei blog degli amici. Forse nemmeno lo accendo il PC. Quel giorno lo dedicherò a lei: AM merita che almeno un giorno dell'anno sia tutto per lei.
Questa mattina appena alzato e tirate su le serrande ho visto il cielo grigio del miglior grigio teutonico e trovate sui vetri le prime gocce di pioggia.
I Deutschen sono ugualmente partiti in massa ieri pomeriggio. L'autostrada da Karlsruhe verso l'Austria, attraverso Stoccarda e Monaco di Baviera e quella Karlsruhe - Basilea erano intasate già alle 15 di roulotte in fuga verso prati esteri, colline estere, laghi esteri, qualche mare estero più prossimo, malgrado il servizio meteo avesse profetato per il fine settimana solo pioggia. Ma questi qui non li tiene fermi nemmeno una minaccia di tsunami.
Questa mattina, tirate su le serrande e visti i cieli bigi, ho pensato a 47 anni or sono.
Era un mercoledì. Ho lavorato quel giorno nella mia nuova casa, la prima casa di V. Iacoponi e AM Iacoponi (nomi già scritti in corsivo in ottone dorato sulla porta in Via Monteforte Irpino, 12 a Roma): ho lavorato in coppia con Lito, il mio fratellone, mentre Lidia, sua moglie e contemporaneamente mia amatissima cognata-sorella, stava ad osservare, a commentare e a prevedere sfaceli sul soffitto del salotto. Già, perché stavamo trapanando un soffitto di merda per applicarvi un robusto gancio di acciaio, dove appendere un lampadario estremo di bronzo e cristalli di Boemia -regalo dei miei genitori- con otto bracci che sostenevano dodici lampade.
Non lo sapevo ancora, ma quel lampadario ci avrebbe seguito ovunque: Roma, Milano, Roma, Treviso, Francoforte, Karlsruhe. Adesso pende sul tavolone di quercia della nostra sala da pranzo, unica reliquia dell'inizio della nostra vita in comune.
Avevamo attraversato in macchina (alle 7,30) una Roma ronfante il suo ultimo sonno, massacrata da milioni di bandiere rosse, coi muri spalmati da milioni di manifesti del PCI. Noi tre soli e muti dentro una Lancia Fulvia sport sfrecciante velocissima lungo strade deserte in mezzo a bandiere rosse e manifesti petulanti. Una scena da film di Alfred Hitchcock.
Poco prima delle 13 abbiamo abbandonato quell'appartamento, dopo aver provato se gli allacci elettrici del lampadario funzionavano -opera mia, miracolosamente riuscita al primo tentativo-; pulito la lordura accumulatasi sul pavimento; chiuso porte, finestre, serrande e affini.
Via subito di lì quasi veloci, cercando di abbandonare il centro zeppo di caciaroni, agit-prop e casinisti vari, sopraffatti dalle bandiere rosse e rallentati orribilmente da cortei rossi a carico del PCI.
Siamo arrivati a casa nostra, a Civitavecchia -alle 15,30- a pancia vuota e col mal di testa tutti e tre.
Mamma appena ci ha guardati in faccia ha chiesto a Lidia:
"Quante?"
"Nemmeno una, sembravano due angioletti."
Non avevamo detto nemmeno una bestemmia. Questo era dovuto alla sana, ferrea e complessa educazione cattolica di Lito e alla mia capacità camaleontica di adeguarmi a mio fratello in tutto, nel bene e nel male.
Rinunciai al pranzo: Avevo già mangiato: un fritto misto di terriccio e calcinacci, condito di drappi rossi con contorno di manifesti bercianti.
Verso sera ho preparato le mie cose: la valigia completa che avrei portato in viaggio di nozze; le mie scartoffie; messo nel suo bel contenitore di plastica l'abito per la cerimonia di stoffa color antracite di Ermenegildo Zegna, cucito a mano dal sarto Pietro Nàtoli -studio in Via del Tritone a Roma, dico- che mi aveva cucito anche uno splendido "principe di Galles" per andare in viaggio di nozze, altra pezza di quattro metri di stoffa di Ermenegildo Zegna. Stoffe acquistate dalla mia mamma come regalo personale al figliolino.
Sarto mostruosamente bravo, mostruosamente caro -pagato io-, mostruosamente omosessuale, che mi ha palpeggiato dappertutto e dopo non mi ha fatto nemmeno lo sconto, sto stronzo.
L'indomani mattina sarei dovuto andare in Viale Libia, alla sede della filiale della Manifattura Ceramica Pozzi, settore elettrodomestici, dove ero capo deposito, per fare le consegne ad un collega.
Poi saremmo partiti tutti insieme -un battaglione di madri, padri, figlio agli ultimi giorni di celibato, figlio con moglie e tre figli, zii zie e cugini vari, imbarcati in otto scompartimenti otto, del vagone con cuccette del direttissimo Roma-Trieste.
Una caciara indegna per tutta la notte, dove nemmeno i più piccoli sono riusciti a dormire.
Un'ora fa ho chiesto ad AM:
"Cosa facevi tu 47 anni fa?"
Mi sgrana in faccia i suoi occhioni grigio verdi, in cui ancora mi perdo.
"47 anni fa?"
"Sì, il primo maggio 1963. Che hai fatto?"
"E chi se lo ricorda!"
E torna a leggere il suo "Bild der Frau".
Massenet, dove sei tu?

Oh dolce incanto
cui sempre agogno,
essere in due, in due soltanto...
...Manon...
stanotte ho fatto un sogno

Tàtatà - tatà - tatà - tatàtata etc, etc

4 commenti:

  1. Allora tanti cari auguri a te a alla tua AM!
    Quell'altro nome, Lidia, mi ha fatto ripensare alla mia dolce mamma che invece era nata il 7 maggio del 38, e che da quasi sette anni non c'è più...

    Sull'argomento bestemmie, che a me (spiritello cattivello) sono tanto tanto simpatiche, ti copio e incollo il commento appena lasciato dalla comune amica Pimpa appena resomi conto, con orrore, da una risposta data a te, di cosa lei ne pensi:

    "... aiuto, vedo la nostra amicizia vacillare, ma spero di no... a me piacciono talmente tanto le bestemmie, che sono autore della seguente battuta (apprezzatissima, però, anche da tanti miei amici credenti e praticanti, che la considerano un antidoto antifanatismo):

    "Non si può concepire un'Intelligenza Perfetta che non eccella anche in autoironia. Secondo me Dio bestemmia".

    E poi:
    Se Lui non esiste, la bestemmia è anche atto di ribellione contro chi vorrebbe fare imposizioni nel "suo" nome.
    Se Lui esiste, non è abbastanza immenso perfetto e potente da vedersela con noi bestemmiatori senza bisogno che qualcuno accorra in Sua difesa?... "

    Alla prossima Vincenzo!

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  2. Peccato che non te l'abbia pubblicata. Vinco io 3-1 per il momento. Sì, perché a me ne ha bloccate tre, più una che ho ritirato io.
    Sottoscrivo in pieno con pennarello rosso e pennarello blu le tue ultime cinque righe. C'è chi si ostina a ritenere la bestemmia una forma di becera volgarità e invece è una ribellione sacrosanta: se ci credi, contro chi ti ha buggerato dandoti un libero arbitrio che libero non è; se non ci credi, contro chi cerca di imporre -addirittura forzando codici di legge, che dovrebbero preoccuparsi di cose ben più terrene- la propria volontà alla tua, la propria visione dell'andazzo delle cose al tuo modo di vederle e di classificarle.
    È veramente tua la battuta? Cazzo Nicò, te la invidio. E che c`è da aggiungere? Assolutamente nulla: l'autoironia è una forma di intelligenza assoluta, e quella di Dio si presuppone che sia tale.
    Porcaccia vacca, avrei voluta dirla io! Ma sono contento che l'abbia detta tu e non uno stupidissimo juventino.
    Pensa che mi fanno tenerezza perfino gli "interismi" di quel baciapile-palle di Severgnini.
    À la prochain fois.

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  3. Sì, sì, la battuta è mia: è una delle 4 che Gino&Michele mi pubblicarono sulle Formiche 2002 (senza darmi 10 lire, ovviamente, ma ciò che conta è la Gloria, possibilmente nerazzurra...)

    (maronna, Severgnini: altro pompato-sopravvalutato del nostro mondo cul-turale in decadenza... ho appena ritagliato dal corriere della sera una pagina intera in cui parlava di Mourinho: l'ho ritagliata perché ci sono ben 12 foto del nostro meraviglioso Condottiero, ma l'articolo l'avrei scritto meglio io in prima media...)

    Buonanotte e a presto!

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  4. non commento ma ho letto tutto quanto,ho un sonno bestia!

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