lunedì 12 aprile 2010

POLITICA COME LO SPORT IN CASA NOSTRA

L'italiano medio è un gaglioffo. Sono io un italiano medio? Certamente sì; allora sono un gaglioffo anch'io.
Sto cercando di capire come ragioni il gaglioffo medio-borghese, medio ceto-basso, medio ceto-alto: ho a disposizione due campi che sembrerebbero contrapposti e non paragonabili, la Politica, o meglio il cosiddetto impegno politico, e lo Sport, non quello praticato, perché il nostro gaglioffo medio lo Sport lo guarda e lo giudica dal divano buono del salotto, guardandolo in TV.
Ci possono essere similitudini tra Politica e Sport? Direi di no, eppure, guardando bene bene in casa nostra si potrebbe pensare che la Politica sia lo Sport nazionale...ops! scusate, volevo dire che lo Sport sia la Politica nazionale del gaglioffo nostrano.
Sono tante le similitudini. Tutti ricordano "Tangentopoli" e il diluvio che ne seguì, con ondate di arresti eccellenti ed anche qualche suicidio eccellente. Orbene, lo Sport non poteva essere da meno, per cui ecco subito sfornato "Calciopoli"con retrocessioni eccellentissime e gente che in galera ancora non c'è andata perché in Italia i processi si fanno decenni dopo.
E come da tempo si levano lamentazioni e invocazioni per riabilitare i poveri ladri dei passati governi e degli oramai trascorsi partiti della vecchia nomenclatura politica, così adesso un immenso polverone di intercettazioni fasulle viene sollevato ad arte per inquinare le acque e salvare gente dalla galera, farla diventare innocenti martiri, riportare tutto indietro al marciume che c'era prima e possibilmente mandare all'inferno chi con quel casino non c'entrava nulla.
Oggi Luciano Moggi per certi ambienti torinesi è in odore di santità. Un vero peccato che sia morto Giovanni Paolo II, che faceva santi anche i sassi. Oggi si cerca di sporcare la reputazione di un galantuomo, ormai defunto, che da giocatore non fece mai falli cattivi e da dirigente si comportò come pochi, in modo assolutamente pulito. Sto parlando di Giacinto Facchetti, che gli avvocati del Lucianone Moggi vorrebbero mettere sul rogo da morto, perché all'inferno vada Massimo Moratti, quello è lo scopo, e la sua squadra in serie B, e perché non in serie C.
Ieri la Roma ha scavalcato l'Inter in classifica, di un punto; tutta l'Italia calcistica ha gioito. Ma dove erano questi gaglioffi quando l'Inter perdeva campionati per gli imbrogli di manolesta Lucianone Moggi? Dicevano: povero Massimo Moratti, spende tutti quei soldi e non vince mai niente. Anche la presa per il culo! Ma adesso che da quattro anni non ce n'è per nessuno -perché la Roma ancora non ha vinto il campionato, mancano cinque giornate, allegria- tutti pronti a sputare veleno su Massimo da Milano e la sua tribù (mica tanto piccola, se si parla di dieci milioni di tifosi in Italia).
Mi pare di ricordare, come fosse ieri, le felicitazioni a Silvio Berlusconi per essere sceso in politica negli anni 90. Tutti felici che il cavaliere si cimentasse in un campo, che non era il suo e dove certamente -pensava il gaglioffo medio- prenderà robuste legnate sul groppone. E invece vinse, poi perse, ma rivinse, riperse per un pugno di voti e dopo due anni rivinse ancora.
E adesso c'è chi si augura che crepi, visto che malgrado le escort pagate da altri, malgrado le Noemi e le varie puttanelle, malgrado tutte le stronzate escogitate per farlo cadere, malgrado le botte in faccia con le riproduzioni del duomo, malgrado insomma una campagna velenosa che io mai ricordo sia stata fatta contro un uomo politico nel nostro paese, malgrado tutto ciò il suo partito continua a vincere elezioni ed a mietere voti ed il nostro continua ad aumentar consensi tra la plebe. Dice: ma sono dei gaglioffi! Certamente, ma siamo tutti gaglioffi amici miei, e quei voti ve li prendereste e come.
Ieri siamo arrivati al fondo. L'Unità ha pubblicato una vignetta di Vauro, esimio vignettista della sinistra, che si reputa capace di far satira. Riferendosi al disastro aereo avvenuto a Smolensk, un tizio dice: "Hai visto? Sono morti tutti i capi polacchi in un colpo solo"; un secondo babbeo ribatte: "A chi troppo, a chi niente".
Oggi, alla TV pomeridiana "Il fatto" di Monica Setta, c'era chi ha cercato di difendere il diritto alla satira. Ma siamo diventati matti? Me lo chiamate satira questo schizzo di veleno?
Vauro non mi ha mai fatto ridere veramente, perché sputa catarro dalle sue vignette, schizza fuori tutta la sua impotenza di nano intellettuale. Vorrebbe fare satira, ma fa solo schifezze.
Questo fa il paro con le battutacce degli avvocati di manolesta Lucianone Moggi, che tirano fuori dal cilindro, udite, udite, una telefonate di Pairetto, designatore arbitrale dei tempi, a Facchetti per richiedere due biglietti per una partita. "Te li procuro, stai tranquillo", gli risponde Giacinto. E per questa fatal risposta si ritrova a braccetto con Manolesta Lucianone Moggi.
Ma nun ce fate ride.

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