giovedì 15 aprile 2010

HO RICOMINCIATO A SCRIVERE IL MIO LIBRO

Il mio ultimo libro, quello che finirò dopo averlo ricominciato.
Ho ricominciato appunto a scrivere il mio libro, dopo una abbondante pausa di riflessione. Si dice così quando non si ha il coraggio di dire che le buone idee latitavano. Brillavano per la loro assenza; giusto, perché nella presenza erano spente, e così i conti tornano.
Il mio eroe protagonista è impegnato col suo gruppo in una battaglia virtuale, che poi tanto virtuale non è perché ci sono morti e feriti, virtuali si intende.
Morte virtuale: mi piace, non fa male, avviene e via. Come pure la vita virtuale, immobile nel tempo.
In fondo, forse, è proprio così e tutti noi ci diamo tanto da fare per giorni virtuali, mesi virtuali, anni virtuali, traguardi virtuali, amanti virtuali e mal di denti virtuali. Forse è proprio questo il senso della vita.
NASCITA: virtuale.
Chi se lo ricorda il momento della nascita? Avanti il primo che dica "io c'ero". Ah sì? E che hai fatto? "Ho iniziato a respirare". Te lo ricordi? "Non esattamente, ma mi sembra ovvio". Niente è ovvio, tutto è virtuale. Quindi, in parole povere, non ci puoi mettere la mano sul fuoco. "No, non mi ricordo di niente in particolare, ma nemmeno gli altri". Ecco, appunto.
MORTE: virtuale.
Chi può venire a testimoniare di essere morto? Chi se lo ricorda attimo per attimo ed è disposto a venircelo a raccontare?
................................
................................
Nessuno che si faccia avanti?
Nessuno, come previsto.
Posto che la nascita è virtuale, si può anche dire che non è reale.
Posto che la morte è virtuale, si dica allora che non è reale.
Quindi? Alla fin fine come si potrebbe formulare?
Se la nascita e la morte sono virtuali, ne consegue che anche la vita lo è, come logica vuole.
È una buona cosa averlo scoperto adesso. Mi faccio i complimenti, debbo farmeli. Sono così orgoglioso di me stesso che quasi quasi potrei anche morire adesso, tanto è tutto così virtuale.
Come la schifezza che ho mangiato stamattina: virtuale. E il mal di pancia che ho adesso, virtuale, e la prossima imminente diarrea, anche virtuale; espulsa in un cesso virtuale, collegato con una fogna virtuale del paese virtuale dove vivo, accanto ad un ponte inesistente sopra un fiume appena disegnato sul terreno virtuale, anche se classificato virtualmente il terzo di una virtuale Europa.
Ma io volevo chiedermi perché da un po' di tempo sogno di guerra, immagino di guerra, scrivo post di guerra con titoli in latinorum e perché scrivo un libro dove si combatte. Sto per trasformarmi in un combattente di Al Qaeda? Di qualche altra Al? Al di qui, Al di là, Al fatti più in là? Sto per farmi esplodere in qualche supermercato? In qualche ufficio postale? In qualche latrina pubblica?
Bellum necesse est, era il titolo del mio vecchio post.
Facciamola la guerra: è virtuale.
In un post di Giorgio Bardaglio sul suo blog "20righe" ho letto che Giorgio è pacifista convinto. Virtuale, si capisce: anche la pace non è reale se la guerra è virtuale.
Bene: virtualmente il mal di pancia è passato e una gran fame è arrivata.
C'è bisogno di scambi virtuali nel web, di declinazioni virtuali, di mosche che ronzino virtualmente nella testa fabbricando pensieri coi loro voli sghembi e obliqui, i loro ghirigori impazziti nello spazio.
Si è vista mai una mosca balzare da un punto all'altro disegnando nell'aria una linea retta? No, mai: la mosca è la regina della virtualità, il mondo le appartiene.
La vita e la morte: due punti nello spazio, di partenza e di arrivo, dove la mosca si esercita, disegnando parabole misteriose e inventando geometrie inesplorate.
Tutto dipende dalla resistenza alare della mosca. Tutto ciò è rassicurante: genera calma e tranquillità nello spirito.

Nessun commento:

Posta un commento